.
.
.
Mi avvicino ad un mondo "privilegiato", quello della tastiera che imprime e lascia una seppure futile traccia di me attraverso un pc con pensieri-concetti-sensazioni-emozioni. Nel mio caso c'è da chiedersi se è il tempo che ci cambia o....ma a quanto pare il tempo è "fermo" o almeno è sempre lo stesso, siamo noi che passiamo davanti a questa meravigliosa e sconcertante realtà, siamo noi che camminiamo attraverso il tempo, percorrendo un viaggio avventuroso e ancora siamo noi che decidiamo se cogliere i frutti che ci offre con generosità e ricambiare con gratitudine!
.

I commenti sono ovviamente graditi. Per leggerli cliccate sul titolo dell'articolo(post) di vostro interesse. Per scrivere(postare,pubblicare) un commento relativo all'articolo cliccate sulla voce commenti in calce al medesimo. Per un messaggio generico o un saluto al volo firmate il libro degli ospiti (guest book) dove sarete benvenuti.

martedì 17 agosto 2010

Crescendo...

"E crescendo impari che la felicità non e’ quella delle grandi cose.
Non e’ quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi…
la felicità non e’ quella che affanosamente si insegue credendo che l’amore sia tutto o niente... non e’ quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e che esplodono fuori con tuoni spettacolari…
la felicità non e’ quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.

Crescendo impari che la felicità e’ fatta di cose piccole ma preziose…
e impari che il profumo del caffe’ al mattino e’ un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità e’ fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi, e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l’amore e’ fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore, e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.

E impari che tenere in braccio un bimbo e’ una deliziosa felicità.

E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami…
E impari che c’e’ felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’e’ qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c’e’ nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità".
(Fabio Volo, da “Il Volo del Mattino”)

domenica 8 agosto 2010

Tappeto volante

Ecco il mio mezzo di trasporto per le prossime vacanze, fra un paio di giorni sarò in "ferie", ci tenevo a mostrarvi il mio...tappeto volante dove per viaggiare non c'è bisogno di passaporto, carta d'identità e non è richiesto nessun biglietto, bagagli a mano o ingobranti e spesso inutili e pesanti valigie, bello vero?
Sarà esattamente così come lo vedete, sarà uno specchio gigantesco dove far riflettere pensieri e immagini scaturite dalle ultime emozioni e dalle ultime esperienze, ci sono anche le vostre parole e tante altre ancora, le mie, quelle che vorrei far nascere e concretizzare nella realtà per aprire con dolcezza preziosi scrigni e cuori induriti dal Tempo; saranno come soffici nuvole simili allo zucchero filato dalle sfumature rosate del sole fino a una miscela più corposa e a tratti più consistente ma accogliente con le tonalità grigio- azzurrine del cielo dove far riposare la mente, il corpo ed il cuore.
Come tutti voi, nel blog ci sarò e non ci sarò, in fondo anche le nuvole non si fermano mai, vedremo come soffia il vento e in quale direzione!
Vi dò la Buonanotte e un caro abbraccio dedicandovi questi versi:
*
Se vuoi vedere le valli, sali in vetta a una montagna,
se vuoi vedere la vetta di una montagna, sali su una nuvola,
se invece aspiri a comprendere la nuvola, chiudi gli occhi e pensa.
(K. Gibran)
*

giovedì 5 agosto 2010

5 Agosto 1961....

A Robertina il mio grazie per essersi ricordata che oggi era il mio compleanno e per avermi regalato questo bellissimo pensiero....
*
"Camminando si apprende la vita,
camminando si conoscono le cose,
camminando si sanano le ferite del giorno prima.
Cammina guardando una stella, ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita, curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso".
(Ruben Blades)
*

domenica 1 agosto 2010

Il coniglietto che aveva sempre paura

Ho già avuto modo di proporre altre favole tratte dallo stesso libro, quella che segue tratta il tema della Paura... "una sensazione che mette a disagio anche noi adulti, ma nei bambini si manifesta più frequentemente e con maggiore intensità"(Pag.91).
Tratto l'argomento della Paura perchè penso che è utile non dimenticare che è una componente inevitabile del nostro vivere e per paradosso evolutiva che rafforza, fa maturare e crescere la consapevolezza nei confronti delle proprie fragilità.
Purtroppo non sempre si riesce a contastare la Paura o le Paure, ma qui il discorso è molto più articolato e complesso!
Nel mio lavoro incontro bambini con diverse problematiche di questo tipo, alcune sfociano in fobie o anche psicosi, tuttavia noi operatori abbiamo il compito di accompagnare il bambino verso la risoluzione e soprattutto verso il riconoscimento delle sue paure, attraverso un lavoro lungo e spesso faticoso dove talvolta le famiglie si sentono impotenti e non hanno strumenti per capire e aiutare il loro bambino che mostra segni di disagio o di sofferenza anche a livello comportamentale e che si ripercuote negativamente nell'ambiente che lo circonda.
Dedico questa favola soprattutto ai "miei" bambini che sono riusciti a trovare le strategie per uscire dal tunnel della Paura e sconfiggerla, in particolare il mio pensiero va a Martina e alla sua mamma che con grande orgoglio la cita nel blog Genitori Tosti, nel post: "Diplomati lupi di mare", complimenti cara Martina, sei fortissima, ti mando un carissimo bacione!!!
*
Favola n.4

Il coniglietto che aveva sempre paura
è tratto dal libro:
"Il bambino nascosto" di Alba Marcoli
Ed. Mondadori

Io ho sempre trovato la parola
Per tutti i miei pensieri, tranne uno;
E quest’uno mi sfida, come se
Volesse la mia mano disegnare
Il sole per le razze delle tenebre.
Da dove cominciare?
(E. DICKINSON, Poesie)

"Un giorno d’autunno il bosco fu percorso da tuoni, lampi e fulmini. Si era scatenato un temporale così violento come da anni nessuno ricordava. A un tratto il cielo era diventato nero, scuro come il carbone, e il bosco era caduto nel buio prima ancora che il sole tramontasse.
Una famiglia di coniglietti che era andata a spasso per il bosco era rientrata precipitosamente nella tana, mamma, papà e una nidiata di undici figli. I cuccioli erano quasi morti dallo spavento e dalla paura; una cosa del genere non l’avevano mai vista nella loro vita, e per questa ragione non pensavano nemmeno che potesse esistere.
I genitori dovettero faticare moltissimo a calmarli e dovettero spiegare che quello era un evento che succedeva normalmente nel bosco, anche se non tutti i giorni. Però, nonostante tutte le rassicurazioni, i cuccioli un bei po’ di paura l’avevano ancora tutti quanti. Quello che ne aveva più di tutti era Undi, il più piccolo. Il suo problema era che la paura del temporale si era aggiunta a tutte le altre che aveva già dentro e che erano tante che a volte lui stesso si meravigliava di come in un corpo piccolo come il suo ce ne potessero stare un numero così grande.
E così il coniglietto se ne stava acquattato in un angolo della tana e tremava ogni volta che il vento portava dentro il rumore di un nuovo tuono, ma a furia di stare in un angolo a occhi chiusi, alla fine si addormentò e cominciò a sognare.
Gli sembrò di andare lungo un canale che non finiva mai e che correva in una campagna solitaria. Il canale era popolato da tanti strani esseri che lui non aveva mai visto;
non avrebbe saputo dire se erano animali o piante o qualcosa d’altro. Si vedeva però che erano vivi e che bisbigliavano tra loro, e la loro voce assomigliava a quella del vento nella brughiera in certe serate d’autunno.
A un tratto Undi fu colto dal desiderio di sapere chi fossero questi strani esseri, si fermò, raccolse tutto il suo coraggio e chiese a uno: “Dimmi, chi sei? Come ti chiami?”.
“Che strano,” rispose l’altro “tutti i cuccioli mi conoscono, come mai tu non mi hai riconosciuta? Io sono la paura del buio, guarda come sono nera!”
“E tu ?”
“Io sono la paura del temporale, senti che parlo come un tuono!”
“E quell’altra laggiù?”
“Quella è la paura del terremoto, vedi come fa traballare tutto!”
“Ma allora voi tutte chi siete?”
“Sei proprio un cucciolo con poca fantasia! Noi siamo tutte le paure che i cuccioli incontrano sul loro cammino. Siamo quelle che li aiutano a crescere e viviamo tutte in questo canale che scorre, scorre, giorno dopo giorno, come la vita dei piccoli e dei grandi.”
“Ma quante siete in questo canale?”
“Ah, questo non lo sappiamo neppure noi, siamo tante, proprio tante; pensa che anche fra di noi non ci conosciamo tutte.”
“Ma quando si cammina lungo il canale vi si incontra tutte?”
“No, ci sono certi che ne incontrano alcune, altri ne incontrano altre; però qualcuno, come me, viene incontrata da quasi tutti”, rispose la paura del buio.
“Ma esiste una paura che sia più grande delle altre?”
“Eh, sì,” risposero tante voci in coro “esiste: è la Paura della Paura. Chiunque la può incontrare sul proprio cammino, anche i grandi, non solo i cuccioli. “
“E dov’è questa paura?” chiese spaventato Undi per prepararsi a scappare se l’avesse incontrata.
“Non lo sappiamo. È sicuramente lungo questo canale, ma nessuno di noi sa dove. La si può incontrare all’improvviso, quando uno non se lo aspetta, oppure la si può non incontrare mai; ma dove la si trovi nessuno lo sa.”
“Ma allora voi siete delle cose cattive; bisognerebbe uccidervi perché fate soffrire tutti” disse il cucciolo arrabbiato.
Gli sembrava proprio che fosse una grande ingiustizia che ci dovessero essere tante paure e che dovessero fare così male come facevano a lui ogni volta che se le sentiva dentro. Ma evidentemente le Paure non erano dello stesso parere, perché si sentì una voce che si levò dal canale e disse; “E’ qui che ti sbagli, Undi” (e il coniglietto si accorse che non era solo lui a conoscere le paure, anche loro lo conoscevano, se sapevano addirittura il suo nome);
“noi siamo necessario per poter crescere. Se tu non vuoi cadere nella trappola di un cacciatore nel bosco, è meglio che impari a conoscerla e ad averne paura. Sarà lei che ti aiuterà a evitare la trappola quando la incontrerai. Anche noi paure serviamo a uno scopo, come tutto quello che avviene nel tuo bosco.”
“Ma a che cosa servite?” chiese incredulo Undi. “A fare esperienza, e quindi a vivere. Ognuna di noi ha un suo significato e se si impara a conoscerlo si impara anche a vivere.”
“Chissà se potrò arrivare a conoscere il significato delle mie paure” pensò allora il cucciolo. Forse era il modo giusto per liberarsene, una volta per tutte, e così chiese: “Posso sapere il vostro significato?”.
Ci fu una risata: “Sarebbe comodo per te; così non dovresti faticare! Eh, no, caro Undi, sei tu che devi scoprirlo mentre cammini lungo il canale. Però un aiuto te lo possiamo dare: puoi interrogare tre paure per sapere parte del loro significato. Le altre le dovrai scoprire tu”.
Il cucciolo pensò a tutte le sue paure, ma erano talmente tante che non sapeva da dove cominciare. Finalmente si decise.
“Tu, che sei la paura del buio, mi dici a che cosa servi?”
“Servo a liberarti dalle cose che ti spaventano dentro di te. Il buio è lo schermo su cui proiettiamo il film dei fantasmi che ci disturbano dentro. Man mano che un cucciolo cresce e che i fantasmi diminuiscono, anche la paura del buio di solito diminuisce e poi passa, perché ognuno impara a vedere con gli occhi della mente che fanno luce anche nel buio più profondo.” E con un guizzo la prima paura scomparve nel canale.
“E la paura d’essere abbandonato?”
“Eccomi,” rispose una voce lontana che poco a poco si avvicinò “eccomi qua. Io esisto dal momento in cui un cucciolo nasce. Agli inizi è un piccolo essere che ha proprio bisogno di tutto, che deve essere accudito dai genitori, che anzi morrebbe se ne venisse separato, non potendo sopportare un cambiamento così brusco come quello di passare dal corpo protetto della madre o dal tepore di un uovo al freddo, al vento e alla pioggia. Però, man mano che passa il tempo, tutti i cuccioli imparano, a poco a poco, a conquistare la sicurezza che quando erano piccoli i genitori davano loro, altrimenti corrono il rischio di restare sempre indifesi e bisognosi di protezione. Il segreto più semplice ed efficace è questo: se un cucciolo si porta nella mente un papà e una mamma che lo proteggono, si sente lo stesso sicuro, anche se per un pochino se ne deve separare.”
E anche la paura d’essere abbandonato guizzò via lungo il canale e scomparve lontano.
Ora a Undi restava un ‘ultima possibilità: ci pensò e ripensò, ma gli era difficile decidersi, poi la curiosità prevalse: “Potrei sapere il nome di almeno una parte di voi?”. Forse il fatto di conoscere l’esistenza di tante paure, anche di quelle che lui non aveva incontrato, l’avrebbe aiutato a vincere le sue, pensava.
“Sì, di alcune lo puoi sapere, ma non di tutte, perché siamo troppe. Ascoltaci.”
E così, a poco a poco, dal canale si levarono una dopo l’altra tante voci che si inseguivano come quelle del vento sull’erba di primavera:
“Io sono la paura di perdere gli amici. “
“E io che i genitori si dividano.”
“E io che la mamma scappi di casa.”
“E io della droga.”
“Di essere rapito.”
“Di andare sotto le macchine.”
“Del terremoto.”
“Della fine del mondo.”
“Di essere povero.”
“Di essere bocciato.”
“Di non parlare più.”
“Dell’ospedale.”
“Che la mamma muoia.”
“Che io muoia.”
“Di non camminare più.”
“Che ci sia sempre la notte.”
“Che si spenga la luce.”
"Dei brutti sogni.”
“Di restare solo.”
“Che crolli la casa.”
“Della terza guerra mondiale.”
“Di andare ogni minuto al gabinetto.”
“Di diventare amico del diavolo.”
“Di andare all’inferno.”
“Di essere arrestato.”
“Di essere paralizzato su una sedia a rotelle.”
“Di essere accoltellato.”
“Di non essere amato.”
“Che gli altri non mi vogliano.”
“Che aumentino le tasse.”
“Di perdere i sensi.”
“Di non pensare più.”
“Di non poter più ridere.”
“Di morire di fame.”
“Di essere piccolo.”
“Della cassa integrazione.”
“Di essere licenziato.”
“Di essere sfrattato di casa.”
“Di andare per strada nudo per mancanza di soldi.”
“Di fare sempre la pipì a letto.”
“Che i miei genitori non mi vogliano più bene.”
“Dei ladri.”
“Di morire di sete.”
“Che si spezzi il cuore.”
“Di vivere.”
E a poco a poco le voci si allontanarono tanto che il coniglietto non le sentì più. Un pochino però si sentiva sollevato perché aveva scoperto che esistevano anche delle paure che lui non conosceva e che non aveva mai incontrato. E così continuò a camminare lungo il canale, finché gli sembrò di inciampare su una grossa pietra e si svegliò.
In realtà, muovendosi nel sonno, aveva sbattuto la testa contro la parete della tana, e si era svegliato. Fu allora che il coniglietto si rese conto che il suo viaggio era avvenuto in sogno. Si stirò un pochino, sbadigliò, si guardò in giro e si ritrovò tutto solo dentro la tana, ma questa volta non si spaventò tanto. Il vento non portava più il rumore dei tuoni e i suoi genitori e i fratellini erano usciti.
Undi decise di uscire anche lui e scoprì che il temporale era passato e la luce del sole era tornata a brillare sul bosco e su tutte le gocce di pioggia ferme sulle foglie.
Anche gli altri animali uscivano a godersi lo spettacolo. Tra poco cuccioli e anziani si sarebbero riuniti nello Spiazzo delle Sette Querce per raccontare le storie e ora anche lui aveva il suo sogno da regalare agli altri cuccioli perché anche loro imparassero il suo segreto.
Qualche paura era rimasta là, dentro al sogno, e il coniglietto ormai non la sentiva più. Le altre sapeva che le avrebbe potute incontrare e affrontare, giorno dopo giorno, proprio come era avvenuto nel suo sogno lungo il canale. Ma, soprattutto, di una cosa si rese conto stupito: che le paure non gli facevano più la stessa paura di prima.
Evidentemente, anche se non se n’era accorto, nel cammino lungo il canale aveva incontrato e superato la Paura della Paura".