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Mi avvicino ad un mondo "privilegiato", quello della tastiera che imprime e lascia una seppure futile traccia di me attraverso un pc con pensieri-concetti-sensazioni-emozioni. Nel mio caso c'è da chiedersi se è il tempo che ci cambia o....ma a quanto pare il tempo è "fermo" o almeno è sempre lo stesso, siamo noi che passiamo davanti a questa meravigliosa e sconcertante realtà, siamo noi che camminiamo attraverso il tempo, percorrendo un viaggio avventuroso e ancora siamo noi che decidiamo se cogliere i frutti che ci offre con generosità e ricambiare con gratitudine!
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I commenti sono ovviamente graditi. Per leggerli cliccate sul titolo dell'articolo(post) di vostro interesse. Per scrivere(postare,pubblicare) un commento relativo all'articolo cliccate sulla voce commenti in calce al medesimo. Per un messaggio generico o un saluto al volo firmate il libro degli ospiti (guest book) dove sarete benvenuti.

martedì 29 dicembre 2009

La vita è un sogno

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" La vita è un sogno" diceva Calderon de la Barca e Shakespeare fa dire a Prospero nella Tempesta:
"Noi siamo della stessa sostanza
di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita
è circondata dal sonno".

(La tempesta,iv,19)

Gli anni trascinano ancora tante domande irrisolte; timidamente comincio a intravedere qualche barlume di luce, qualche frammento di risposta, forse si tratta di piccoli e preziosi frutti; appartengono ad un dono di consapevolezza e di dialogo interiore maturato attraverso prove importanti della vita, ci sono esperienze di gioia inaspettate ed edificanti, ma anche di dolore quasi sempre imprevedibili e difficili da gestire, come avviene per la stragrande maggioranza degli esseri umani. Concludo con le parole tratte dal libro "L' immortalità", di Milan Kundera :

"Quel che nella vita è insostenibile non è "essere" ma "essere il proprio io."
......e ancora....
"Vivere: nel vivere non c' è alcuna felicità.
Vivere: portare il proprio io dolente per il mondo.
Ma essere, essere è felicità.
Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l' universo cade come una tiepida pioggia."

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....esattamente un anno fa, giorno più giorno meno...con queste parole concludevo il mio primo timidissimo, goffo e impacciato post, quello che ufficialmente apriva le porte di questo blog, sospeso nel tempo, un po' come lo è ancora oggi!
Decidere di aprire un blog non aveva per me un senso, dire quel SI a me stessa e ancor di più a chi m'invogliava con entusiasmo e grande fiducia per intraprendere quest'avventura (Mister G ne sa qualcosa), appariva come una cosa impossibile da realizzarsi! La mia risposta è stata per molto tempo una valanga di testardi e cocciuti NO, anche perchè ogni si è per me una lotta, richiede un guardare dentro me stessa per pescare miliardi di frammenti di cuore e anima, che richiedono il collante giusto per saldare ogni pezzo e, finalmente offrire il mio SI, ma che faticaccia...
Quel collante altro non è che la capacità e la volontà di credere ancora una volta che "La vita è un sogno" e oggi sono felice di aver sfiorato questa consapevolezza, penso che non può esistere il sogno di soli NO; fino ad un anno fa era impensabile lasciarmi andare e farmi prendere dolcemente la mano dalla fantasia per volare in questo mondo sconosciuto, abituata da sempre alla fredda razionalità, ad agire in modo responsabile e maturo in un mondo reale, severo e talvolta ingiusto, dove sognare e fantasticare era ed è spesso, tempo perso.
Da bambina scrivevo chiusa nella mia camera, in paginette di quaderno a righe o a quadretti, ci buttavo dentro le mie emozioni di rabbia-gioia-tristezza-malinconia che poi strappavo per non rivelare a nessuno o lasciare alcuna traccia di quel vissuto, giustamente privato! Ho sempre odiato i diari, mai avuto uno in vita mia, li ho sempre ritenuti una trappola e un'arma che poteva finire in mani improprie.
Aprirmi cautamente senza sapere chi trovavo al di là della tastiera, senza ascoltare le insicurezze e le paure di ricevere silenzi e vuoti o giudizi devastanti, è stata una buona scuola interiore, un confronto e una condivisione con molti di voi, faccio tesoro dei grandi assenti e dei loro immensi silenzi perchè mi hanno rivelato tante cose e fatto capire tante altre...mi scuso se spesso ho parlato di me e solo di me...come ora, perchè lentamente assecondo il tempo e lascio cadere e crollare, certi miei vecchi preconcetti nei miei confronti.
Da quando mi sono resa conto che quella percezione di me stessa stava diventando una corazza rigida, ingombrante e insana, imbastita e cucita soprattutto dai vari condizionamenti esterni a me, ho smesso di "difendermi" dicendo di non aver nulla e niente da dire più di quanto non c'è già in circolazione attraverso i vari siti , blog o nella realtà stessa.., semplicemente sono più felice e un po' più libera, perchè ora so che non ho mai smesso di ... sognare la vita!

domenica 27 dicembre 2009

Un regalo per me....

Stamattina pensando a Babbo Natale, mi ha colto con sorpresa un attacco di nostalgia...no, alt, non sono impazzita, ricordate il blog delle letterine creato appositamente per la ricorrenza? Ecco, sono passata a dare una sbirciatina in punta di piedi, non volevo disturbare il caro Babbo, dopo tutto il lavoro che ha dovuto sbrigare, poteva aver deciso di chiudere i battenti per concedersi un meritato riposo...e cosa trovo? Un regalo per me...non vi nascondo che quel gesto mi ha emozionata, ho ri-pensato ai nostri bambini, ai vostri figli, ai miei nipotini, ai miei pazientini...alla gioia che li ha presi per mano accompagnando con la magia e lo stupore l'arrivo del Natale, con il suo carico di doni e amore, perchè la maggior parte dei nostri piccoli è davvero molto fortunata e molti adulti ancora non si rendono conto di quanti privilegi godono!
Per un prezioso attimo ho provato lo stesso loro stupore, con impazienza ho aperto la letterina scritta per me da Babbo Natale in persona, la dedica diceva : "Regalo per Miriam", un tuffo al cuore mentre dentro di me sentivo un qualcosa che si divertiva a fare salti di gioia facendo nascere in me un sorriso dimenticato e perso tra le emozioni, in questo nostro Tempo strano e confusionario, dove anche i doni , quelli veri incartati a dovere, con mille lustrini e bollini, talvolta vengono recapitati senza neanche una piccola parola che ti dice che sono un gesto di affetto concreto che scalda il cuore.
Ma allora se Il Natale è quello di questi tempi, è un gioco che non mi piace più, ma proprio per niente, preferisco sognare come propone Babbo Natale con la poesia "I bambini piangono" di B. Brecht che dice : "C'è un altro gioco da inventare:far sorridere il mondo, non farlo piangere".
Caro Babbo Natale, spero per il prossimo anno 2010 di diventare più sintetica e riuscire a dire alle persone che amo, le parole che riesco a scrivere solo in questo spazio, ma temo non sarà facile, questo è il mio rifugio, un luogo privilegiato dove mi sento sicura perche è il mio Spazio, il mio blog, dove posso far ri-vivere le emozioni che per tanti motivi tengo chiuse nel baule delle cose personali e private. Voglio stringere tra le mani la tua letterina, è il regalo più bello che potessi ricevere per questo Natale 2009, se non ti dispiace vorrei farne dono ai miei amici blogger che con tanto affetto hanno allietato e illuminato le mie giornate con parole-pensieri-abbracci, con loro vorrei condividere questo ATTIMO indimenticabile e raggiungere chi è lontano e sento ancora irraggiungibile!
Un caro abbraccio e chissà.... "arrivederci al prossimo anno", caro Babbo Natale!!!
Ed ecco....
"Regalo per Miriam"
Dolcissima Miriam, ecco qui per te tutto ciò che può servirti per aiutare chi ti sta vicino. Sorriso, raggio di sole, sorgenti, lacrime, coraggio, vita, speranza, bontà e tanto amore.
*
Scopri l'amore
Prendi un sorriso, regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.
(M. Gandhi)

Ti auguro un felice Natale
BABBONATALE
*

sabato 26 dicembre 2009

Buon Natale!

“ Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”(Gesù).

sabato 19 dicembre 2009

Caro Babbo Natale...

Caro Babbo Natale, in un blog amico, ho visto con mio grande stupore, che nonostante la tua antica tradizione, quella di ricevere letterine scritte su fogli di carta con la penna biro, tu stesso ti sei adeguato ai tempi moderni aprendo un blog dove ricevi montagne di posta, scritte non più con quel caro e indimenticabile amico inchiostro, ma grazie ad una tastiera dall'aspetto apparentemente freddo e austero. Nel tuo blog accogli pensieri ma anche i sogni e desideri di grandi e piccini, neanche a dirlo ma la curiosità non ha risparmiato neanche me, sono entrata piano piano, in punta di piedi e ho finito per lasciare una piccola traccia, che a dire il vero suona più come una richiesta, meno male che avevo pensato di non distrurbarti e andar via velocemente!
Chissà quanto lavoro hai ancora da sbrigare e il 25 si avvicina, sempre di più... i bambini sono già in fermento e l'attesa li rende impazienti, noi grandi facciamo un bel tuffo nei ricordi e riviviamo la magia del Natale...prendiamo parte alla gioia dei piccoli mentre scalpita per l'emozione il bambino che vive dentro di noi, anche se qualche pagina della nostra vita aspetta ancora di essere scritta e colorata!
Mentre ti scrivo da questo mio spazio, t'immagino caro Babbo Natale davanti ad un bel camminetto scoppiettante e allegro mentre ad un certo punto la stanchezza prende il sopravvento e finisci per scivolare lentamente in un placido sonnellino la tua casa la immagino calda e accogliente con luci soffuse, popolata da dolci fatine che preparano squisiti dolcetti, mentre gli allegri e burloni elfi con grande generosità, ti danno una mano per concludere e mandare avanti il tuo compito, affinchè nessuno resti deluso. Ci sono anche tanti animaletti gattini e cagnolini che ti fanno compagnia e aspettano da te carezze e coccole, in fondo anche per loro sei un caro e affettuoso Babbo che li ama, protegge e sorride quando fanno innocue marachelle!
Caro Babbo Natale, io sono qui, sai dove trovarmi, dunque se il 25 ti avanza un po' di tempo e pensi di passare dalle mie parti ti prego, non scandalizzarti, non so come spiegarti...insomma non ho ancora trovato l'entusiasmo giusto per preparare il classico albero di Natale e addobbare la casa con fili luccicanti e quant'altro! Se continuo così rischi di trovre la mia casa un po' spoglia, mica come le casette delle mie amiche creative, vedessi che fantasia e iniziativa...nastrini e decorazioni dappertutto, palline all'uncinetto e alberelli rosa, fiori di stoffa e perline multicolori! Io percepisco il Natale come una valanga che mi piomba addosso, sono un po' insofferente nei riguardi di questa festività, non so... mi mette sempre una strana e antipatica malinconia e un po' m'intristisce, ma so che all'ultimo momento, come ogni anno, dò un'energica virata e recupero! Di sicuro troverai un bel vassoio con tanti buoni e fragranti dolcetti preparati in casa, spero ti piacciano!
A chi si sta chiedendo dove poter trovare Babbo Natale....il suo indirizzo è:

mercoledì 16 dicembre 2009

Il paese delle pagine ferme

Perdonatemi se propongo un post così lungo, vi propongo la lettura di un bellissimo racconto tratto dal libro: "Il bambino nascosto" , si tratta di un libro di "Favole per capire la psicologia nostra e dei nostri figli", l'Autrice è Alba Marcoli, psicologa clinica di formazione analitica, ha avuto una lunga esperienza sia nel campo dell'insegnamento che nella psicoterapia. Si occupa da anni di disagio minorile e di problemi di famiglia.
Se avrete il tempo di soffermarvi nella (paziente) lettura di questo post, mi piacerebbe attivare con voi una riflessione a tutto campo, penso che il testo sia un valido ponte tra noi e il nostro "Io".
Favola n. 15

Il paese delle pagine ferme

“D'altri diluvi una colomba ascolto.”
G. Ungaretti, Una colomba

C'era una volta, tanto e tanto tempo fa, così tanto che con il calendario degli uomini non si può proprio misurare, un piccolo paese che stava sospeso a mezz'aria, fra la terra e il cielo, come di solito fanno le nuvole quando viaggiano intorno alla terra.

Solo che questo paese, al contrario delle nuvole, era sempre fermo e guardava indifferente la terra che invece gli girava sotto nel suo instancabile viaggio del giorno e della notte intorno a se stessa e del susseguirsi delle stagioni intorno al sole.

Era proprio un paese del tutto particolare, che dal punto di vista del tempo con i ritmi della terra aveva ben poco da spartire.

C'erano un re e una regina, un principino e una principessina, tutti molto contenti di governare, dei sudditi molto contenti di essere governati e così via. Il castello reale stava sospeso un po' più in alto del paese, con una scalinata d'aria che portava dalla piazza principale fino al suo ingresso e con una splendida balaustra riccamente cesellata, fatta anch'essa di aria pregiata non inquinata.

E davanti all'ingresso c'erano sempre quattro guardie in alta uniforme che accoglievano i visitatori.

Il luogo più frequentato di tutto il regno non era però il castello del re, ma la piazza principale dove sorgeva uno strano edificio sospeso anch'esso a mezz'aria come tutte le costruzioni di quel luogo.

Era la biblioteca del paese, anch'essa un po' strana perché non aveva niente a che fare con quelle degli altri paesi di questo mondo, cioè non racchiudeva i libri che erano stati scritti, ma quelli delle vite che si scrivevano in quel momento, in qualsiasi parte di quel mondo che girava di sotto.

C'erano tantissime sale, una per i libri appena iniziati, una per quelli che erano a metà, una per quelli che stavano per finire e così via, tutti regolarmente arrivati dalla Terra con carichi postali che in quel paese funzionavano per davvero.

Ma fra tutte le sale sterminate che si susseguivano in quella biblioteca, la più strana era quella dove stavano i libri che a un certo punto avevano smesso di scorrere e si erano fermati su una pagina che non riuscivano mai a girare.

Era la sala d'attesa per voltare pagina nella vita e i libri che riuscivano a farlo passavano da lì a un'altra sala, quella dove si chiudevano i capitoli, dopodichè erano pronti per essere completati, come tutti i libri che si rispettino, da che mondo è mondo.

Ma da un po' di tempo a questa parte, nell'epoca di cui si parla, succedeva una cosa strana in quella biblioteca ed era che la sala dei libri che attendevano di voltare pagina diventava sempre più piena e affollata e dall'ufficio postale del paese interi carri anche loro fatti d'aria non facevano altro che scaricare i volumi fermi su una pagina che arrivavano dalla Terra.

Il Gran Consiglio dei Vecchi andò dal re di quel paese a discutere del problema.

«Non ce la facciamo più ad andare avanti così, sire» disse un vecchio «e non sappiamo come fare per quelli che arriveranno col prossimo carico postale.»

«Non si possono portare i libri più vecchi nella sala dei capitoli che si chiudono in modo da fare altro spazio?» chiese allora il re che era una persona pratica e di buon senso.

«Ci abbiamo provato, sire, ma non è servito a nulla. I libri vanno avanti, è vero, e i capitoli si chiudono, ma le pagine che vengono voltate restano tutte bianche, non ci troviamo scritto niente, oppure vengono scritte delle cose quotidiane poco importanti e così banali che non hanno niente a che fare con il libro della vita.»

«Ohibò» fece il re grattandosi la zucca, il che era sempre segno di pensieri molto elevati. «Eppure la vita che gli uomini vivono è quella quotidiana, del giorno dopo giorno, non quella delle pagine prima o di quelle dopo. Com'è possibile che se ne dimentichino e la rendano così banale e poco importante?»

«Io ci ho pensato a lungo» rispose allora un altro vecchio «ma non ho trovato la spiegazione giusta. So solo che nei libri che ho letto con cura ho osservato spesso una cosa che si ripete.»

«Che cosa?» chiesero allora gli altri incuriositi.

«Mi sembra» continuò il vecchio «che sia soprattutto in due casi che le pagine dei libri della vita facciano fatica a voltarsi.

Un caso, più raro, è quello in cui su quella pagina è stato scritto qualcosa che piace così tanto oppure che il ricordo fa diventare così bello che poi non si ha il coraggio di voltar pagina per paura di non trovare più scritte cose simili.

Questo però mi sembra meno frequente come caso.

Credo che invece capiti più spesso, quello in cui non si volta pagina perché non piace per niente quello che c'è su quel foglio, come se ci fossero o un vuoto da riempire oppure delle cose già scritte che si vogliono cambiare. Mi pare che sia questo il caso più difficile.»

«Ma quando gli uomini si fermano su una pagina, ne conoscono il motivo?» chiese allora il re che, come spesso succede a quelli abituati a governare, faceva un po' fatica a rinunciare al proprio pensiero per ascoltare quello degli altri.

«Io non credo che lo sappiano, sire, almeno nei pensieri abituali che hanno ogni giorno, però questo non cambia la cosa.»

«Secondo voi» disse allora una vecchia che fino ad allora era sempre stata zitta «perché certi libri riescono a voltar pagina e altri no?»

«Forse perché è più difficile voltar pagina lasciando un vuoto da riempire o delle cose scritte che non piacciono. Soltanto che gli uomini di solito non se ne accorgono perché non dedicano del tempo a rileggere i loro libri. E inoltre, per potersene accorgere, bisognerebbe leggerli con occhi nuovi, non con quelli che uno è abituato a usare da sempre.»

Fu allora che la vecchia ebbe un'idea geniale.

«Proviamo a prendere un qualsiasi libro fermo su una pagina» disse allora «e scendiamo sulla Terra per vedere che cosa succede alla persona che lo sta scrivendo, così forse riusciremo a scoprire come fare.»

Un gruppo di vecchi lanciò allora una monetina per aria, prese un libro a caso, lo aprì e scese sulla Terra per cercare la persona che lo stava scrivendo in quel momento.

E poiché i vecchi erano abituati a vivere sospesi ed erano anche loro fatti d'aria pura e trasparente, quando arrivarono sulla Terra non ci fu nessuna difficoltà e nessun uomo li notò.

Si sparpagliarono e cercarono con cura e a lungo finché un giorno, finalmente, dopo tanta ricerca, incontrarono la persona che stava scrivendo quel libro. Era un ragazzo di poco più di vent'anni che doveva girare una pagina importante nella vita.

«Chissà come è contento,» pensarono allora i vecchi «beato lui che ha vent'anni e tutta una vita davanti!» Ma quando lo guardarono in viso e ascoltarono i suoi pensieri, stupiti e commossi, si resero conto che non era proprio così.

«Chi sono io?» continuava a pensare il ragazzo fra di sé. «Chi me lo sa dire? Sono il bravo ragazzo che ha detto sempre di sì ed è stato per tutta la vita buono e obbediente per sentirsi amato dagli altri? Oppure sono il bambino arrabbiato e triste che non aveva nessuno con cui giocare? O quello che quando la mamma era addolorata, si sentiva impotente a scacciare il suo dispiacere nonostante tutti i suoi sforzi? O il bambino che provava una grande ansia ogni volta che sentiva litigare, così grande che gli sembrava che riempisse tutto il suo piccolo corpo e il suo mondo? O sono il ragazzo ormai grande che non sopporta il minimo contrasto con le persone che contano per lui, senza il cui amore gli sembra di non poter vivere? Oppure sono la voglia che mi sento dentro di rompere io stesso i legami e abbandonare tutti per non essere abbandonato?»

E mentre questi pensieri gli si accavallavano nella mente il suo cuore era come preso dentro una tempesta di emozioni e di venti che soffiavano da direzioni diverse, ed erano così forti che lui doveva congelarli per non farsene travolgere, cosicché il suo viso restava sorridente e impassibile, tranne che per gli occhi che erano tristi e seri.

I vecchi del paese a mezz'aria si guardarono stupiti.

«Finalmente capiamo perché non si riesce a girar pagina!» disse infine uno di loro.

« È quando ci sono ancora troppe cose da vivere in quella precedente. Ha proprio ragione lui, è difficile girar pagina con tutte queste tempeste emotive dentro. Bisogna che si calmino un po', prima.»

E fu così che i vecchi tornarono al loro paese per pensare, ascoltare e ricordare bene le loro stesse tempeste emotive di quando erano giovani, perché avevano tutti provato molta simpatia nei confronti del dolore e della rabbia, della fragilità e della gelosia, della dolcezza e del rancore, della tenerezza e della pena che c'erano nel cuore del ragazzo, anche se da fuori non si vedevano per niente perché erano molto ben nascosti.

E fu pure così che alla fine decisero che la cosa migliore che potessero fare era che uno di loro, quello che era stato più intenerito e meglio capiva il ragazzo in tempesta perché le stesse cose erano successe anche a lui da giovane, scendesse sul mondo per accompagnarlo senza essere visto nel cammino di rileggere con occhi nuovi, ogni notte in sogno, il libro della sua vita fino ad allora, per riuscire finalmente a girar pagina.

E così, notte dopo notte, il vecchio accompagnò il ragazzo nei suoi sogni con l'attenzione, il rispetto e l'amore che gli erano necessari e lui poté cominciare a rileggere con occhi nuovi e con meno paura il proprio libro, che fino ad allora aveva accuratamente evitato per non incontrare di nuovo il dolore di certe pagine.

E i sogni gli insegnarono ad ascoltare le sue emozioni, a riconoscerle e a dar loro un nome, invece di inseguirle sempre negli altri per paura di restarne senza.

E quando il ragazzo le ebbe finalmente riconosciute non si sentì più solo come prima, quando gli sembrava di avere un gran vuoto dentro.

E a poco a poco anche lui imparò a prendersi cura del bambino tenero, dolce, impaurito, spaventato e arrabbiato col mondo che si portava dentro da tanto tempo senza riuscire ad aiutarlo, esattamente come il vecchio si prendeva cura di lui, anche nei momenti in cui rileggevano insieme le pagine più dolorose della sua storia.

E così, giorno dopo giorno, notte dopo notte, stagione dopo stagione, anno dopo anno, anche il ragazzo delle tempeste riuscì a rileggere il proprio libro fino a quel momento, e la cosa fu così naturale che si accorse di aver voltato finalmente pagina solo un giorno, per caso, quando ormai ci aveva già scritto tante cose nuove senza saperlo.

E allora il vecchio del paese a mezz'aria poté finalmente tornare a casa.

Sapeva d'essere stato tanto vicino al ragazzo per tutto quel tempo che ormai era sicuro che gli avrebbe fatto compagnia nel cuore per tutta la vita, soprattutto nei momenti difficili.

E così, quando il Gran Consiglio del Regno di Mezz'Aria si riunì, fu deciso che questo poteva essere un buon modo per aiutare i libri fermi ad andare avanti e i vecchi e le vecchie del paese si sparsero per il mondo ad accompagnare nei loro sogni gli scrittori immobili su una pagina, per aiutarli a rileggere con occhi nuovi le loro storie e andare avanti.

E per ogni libro che riusciva a proseguire c'era una persona in più che in questo mondo aveva sperimentato, come il ragazzo della nostra storia, l'attenzione, l'amore e il rispetto per le ferite del cuore di un bambino, da poterli a sua volta avere con quelli che incontrava sulla sua strada.

E si sa che le cose sperimentate diventano come l'erba di primavera, dopo un filo ne nasce un altro e un altro ancora e tanti fili messi insieme fanno i mari d'erba che ondeggiano nel vento.

Però bisogna che ognuno si prenda cura dei fili che incontra sulla sua strada, perché le ferite del cuore di un bambino non restino dentro a fargli male anche da grande, e perché anche lui possa a sua volta aver cura dei fili d'erba che incontrerà nella sua vita.

martedì 8 dicembre 2009

Natale...

Per allontanare una delle mie personali e discutibili allergie, quella che mi procura il tempo del Natale, ho pensato che forse è meglio prendere questo Tempo con dolcezza....quale consiglio migliore se non quello di presentarvi la ricetta che il Sito Giallo Zafferano m'invia gentilmente!
Ho scoperto questo preziosissimo Sito nel tentativo d'invogliare mia madre ad accettare più di buon grado il mondo virtuale, lei infatti è all'antica, ha un quadernone con la copertina nera (chi di voi li ha conosciuti? Erano i quaderni delle nostre mamme), oggi quelle pagine sono quasi tutte ingiallite e vissute, negli anni ha trascritto ogni sorta di ricetta, soprattutto dolci e torte farcite di crema, panna, cioccolato....e meno male che è diabetica...
Sono affezzionatissima a quel quaderno-librone, diciamo che è cresciuto con me, quanti ricordi e dolcetti per i vari compleanni e festività... sembra che ogni pagina conserva ancora l'inconfondibile profumo di vaniglia e cannella, c'è anche qualche antica e indelebile traccia della preparazione di quei dolci così buoni, quelli che non si dimenticano facilmente...
Mentre scivo nel blog, mia madre è già all'opera, con bilancina, zucchero, burro....vaniglia e quant'altro!
Intanto saluto la cara Laura Tedeschi che, guarda caso, vive a Vienna e probabilmente conosce molto bene questi splendidi biscottini a "ferro di cavallo"(magari portano anche fortuna...), lei ha un blog nouvelles couleurs, davvero....artistico e stimolante!!! è un'Artista del colore nel vero senso della parola, la sua tecnica è molto interessante, vale la pena visitare il suo mondo virtuale, l'indirizzo è : http://lauratedeschiarte.blogspot.com/

Kipferl alla vaniglia

I kipfer alla vaniglia sono dei buonissimi biscottini alla vaniglia, tipici della tradizione gastronomica Austriaca e soprattutto della città di Vienna.
E’ qui, infatti, che questi dolcissimi biscottini vengono preparati durante il periodo dell’avvento, in attesa del Natale.

Chi visita Vienna in questo magico periodo, non può esimersi dall’assaggiare questi dolci piccoli ferri di cavallo, che sono disponibili in più varianti e gusti per soddisfare il goloso più incontentabile.
Ingredienti

* Burro
150 g
* Farina
250 g
* Mandorle
100 g
* Uova
* Vanillina
bustina
* Zucchero
100 g
* Zucchero
a velo 70 g

■ Preparazione

La prima cosa da fare è sicuramente scottare le mandorle in acqua bollente e, dopo aver tolto loro la buccia, che verrà via agevolmente grazie all'acqua calda, tritarle finemente. Prendete una ciotola abbastanza capiente e versateci la farina, aggiungete le mandorle tritate (1), lo zucchero (2) e unite poi tutti gli altri ingredienti (3).

Impastate, quindi, la farina con lo zucchero, il burro, l’uovo, la vanillina, amalgamando bene il tutto (4). Quando l'impasto sarà sufficientemente compatto (5), schiacciatelo dandogli la forma di un panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente (6) e lasciatelo riposare in frigo per almeno 2 ore.
Trascorse le due ore, preparate i vostri kipferl prendendo un po’ d’impasto e creando dei piccoli ferri di cavallo dello spessore di 1-2 centimetri (7) e disponeteli su una placca da forno rivestita con l'apposita carta (8). Mettete il tutto in forno preriscaldato a 170° per almeno 15 minuti. I kipferl saranno pronti quando avranno assunto un bel colore dorato: a quel punto, toglieteli dal forno e spolverateli con dello zucchero a velo (9).

■ Consiglio

Con questi buonissimi biscottini, non posso non consigliare un accostamento strategico con della dolce cioccolata calda, visto che, fin dall’antichità, questi due ingredienti sono sempre stati considerati un accoppiata vincente del gusto.

■ Curiosità

Ovviamente, il posto migliore per gustare questi fantastici biscottini è sicuramente Vienna dove, nelle tipiche pasticcerie o, ancora meglio nelle caffetterie, potrete gustare, soprattutto nel periodo natalizio, degli ottimi kipferl preparati da mani esperte ed accompagnati da una cioccolata calda o un buon tè.
(Ricetta cucinata e fotografata da Sonia Peronaci)
*
Ringrazio Giallo Zafferano e faccio i complimenti a tutta la redazione per l'ottimo lavoro e per le innumerevoli iniziative che vengono svolte con professionalità ed entusiasmo all'interno del Sito!

mercoledì 2 dicembre 2009

La luna piena


"Ciao!" dice la bambina ridacchiando divertita "ma che fai papà su quello sgabello?" Terribilmente incuriosita non staccava gli occhi dalla quella insolita e curiosa scena, ma lui era così concentrato nella sua impresa che non rispose subito alla bambina, senza rendersi conto aveva iniziato a canticchiare quel suo motivetto allegro e bizzarro che gli rimbalzava nella testa da qualche minuto, era lo stesso che aveva accompagnato la sua gioventù, durante quell'indimenticabile esperienza lavorativa , erano stati gli anni più belli e struggenti, dove le emozioni legate a quel tempo si fondono ora nel ricordo delle ballate della verde e incantevole Irlanda, musiche che si perdono e si ritrovano tra frammenti e mulinelli di ricordi, tra violini e arpeggi di chitarre...La voce si scalda sempre di più e finisce per coprire la vocina insistente della sua bambina "Allora, papà ti decidi a dirmi che cosa stai combinando?! Mi tieni in ansia, sono troppo curiosa..."
Finalnmente l'uomo, al suono di quella vocina si scuote come scosso da un fremito, come se di colpo fosse stato svegliato, tirato fuori e catapultato oltre il suo sogno...Raccomandò alla bambina di non distrarlo troppo, tra breve sarebbe arrivato l'imbrunire e il suo lavoro richiedeva ancora un po' di tempo, prima che la notte ricoprisse tutto col suo manto buio e gli impedisse di ultimare il suo progetto, doveva dipingere qualcosa di nuovo e di originale, rassicurò la bambina che quello era un regalo per lei.
Rimase a contemplarlo per tutto il tempo, sapeva che suo padre aveva molta fantasia e che il risultato sarebbe stato notevole, anche se le parole talvolta facevano fatica ad arrivare alla bocca perchè si commuoveva lui stesso nel provare simili sensazioni, non riusciva ad esprimere quello che sentiva nascere prepotentemente dentro il suo petto, era abituato a tenere dentro di sè quelle emozioni che gli procuravano una forte scossa, un terremoto lontano che non era mai riuscito a domare e governare, era come se il suo cuore non sopportasse e non fosse in grado di contenere quell' energia che invece tentava con prepotenza, ogni volta, di manifestarsi!
La bambina sapeva che il suo papà aveva ragione, sapeva che poteva fidarsi di lui, doveva avere solo un po' di pazienza e aspettare, anche se la sua curiosità aumentava sempre di più e non le dava tregua...
Imbarazzato per essersi lasciato coinvolgere dal suo sogno fino ad estraniarsi così tanto dalla realtà, diede un'occhiata veloce ma affettuosa e rassicurante alla sua piccolina, le lanciò un sorriso per farsi perdonare, ma neanche allora trovò per lei la risposta più semplice e adatta...si accorse che era ancora dentro il suo sogno, riprese a dipingere il suo sogno...quello che avrebbe regalato alla sua bambina, quello che da troppo tempo lei stessa stava aspettando da lui, mentre cercava le parole in quel motivetto che canticchiava per nascondere l'imbarazzo!Finalmente scende dallo sgabello e dice alla bambina "Ecco , ora è tutto pronto, ora sali tu sullo sgabello al posto mio e guarda attentamente!" Intanto le nuvole cominciarono a dissipare il loro candore, lasciando il posto a sfumature più scure per permettere che la notte avanzasse con la sua tavolozza di blu! Il padre soddisfatto guarda il suo lavoro e lentamente si allontana.... sa di aver fatto la cosa più giusta per la sua bambina!
Mentre lei sale sullo sgabello, un gattino la segue simpaticamente camminando sul muretto di pietra e miagolando, d'un tratto si ferma a curiosare aspettando da lei una carezza, il cielo diventa sempre più blu e misterioso, le stelline cominciano ad accendere le loro magiche lucine, inizia così la gran festa, è la notte della luna piena, è una sera davvero speciale, ma il papà sa che c'è un trucco...e lo rivela alla bimba perchè ora, finalmente ha trovato le parole e il coraggio per pronunciarle!
Spiega alla bambina che ha deciso di dipingere nel cielo, una copia della luna piena, perchè quando lei era molto più piccola si rattristò moltissimo e pianse perchè una notte, camminando per strada affianco al suo papà, non vide più la luna e pensò si fosse persa irrimediabilmente tra le nuvole, le ricordò che strinse forte forte la sua piccola mano per tranquillizzarla perchè si accorse che provò paura nel camminare al buio, temendo di non trovare più la strada per fare ritorno, ma quando finalmente la rivide sbucare dalle nuvole, chiese al padre, mossa da candido stupore, se fosse la stessa luna che avevano lasciato precedentemente!
Da quel giorno il padre capì che doveva fare qualcosa per la sua bambina perchè non provasse più la paura per il buio, decise così di dipingere una luna identica a quella vera affinchè lei non perdesse la Speranza ma si ricordasse che la luce c'è sempre, anche nei momenti più difficili soprattutto quando tutto sembra irraggiungibile, perchè vedere la luce significa anche non perdere mai la capacità e il desiderio di sognare e cercare la felicità, la propria strada!