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Mi avvicino ad un mondo "privilegiato", quello della tastiera che imprime e lascia una seppure futile traccia di me attraverso un pc con pensieri-concetti-sensazioni-emozioni. Nel mio caso c'è da chiedersi se è il tempo che ci cambia o....ma a quanto pare il tempo è "fermo" o almeno è sempre lo stesso, siamo noi che passiamo davanti a questa meravigliosa e sconcertante realtà, siamo noi che camminiamo attraverso il tempo, percorrendo un viaggio avventuroso e ancora siamo noi che decidiamo se cogliere i frutti che ci offre con generosità e ricambiare con gratitudine!
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I commenti sono ovviamente graditi. Per leggerli cliccate sul titolo dell'articolo(post) di vostro interesse. Per scrivere(postare,pubblicare) un commento relativo all'articolo cliccate sulla voce commenti in calce al medesimo. Per un messaggio generico o un saluto al volo firmate il libro degli ospiti (guest book) dove sarete benvenuti.

domenica 31 gennaio 2010

Il cambiamento. Fidarsi o non fidarsi?


Dopo aver pubblicato la favola: "Il paese delle pagine ferme", propongo agli amanti della lettura e ai più coraggiosi, un altro post kilometrico con un'altra favola (sempre dal libro "Il bambino nascosto" di alba Marcoli). Anche questa favola è stata proposta dalla docente del corso di Danza movimento Terapia (che proseguo con convinzione, curiosità ed entusiasmo!), come trampolino di lancio per lavorare sulle emozioni della rabbia e della fiducia; sono emerse una valanga di spunti e riflessioni e a questo punto sono curiosa di vedere e leggere i vostri pareri e commenti, sulla favola o su ciò che vi ha cattutrato di più o qualsiasi altra cosa....Mi aspetto anche di leggere da qualcuno di voi, che la favola non gli "dice niente " e se volete potete dirmi anche perchè.

Favola numero 12

Il gabbiano che giocava col vento

“Nel cuore portavo la spina di una passione;
riuscii a strapparmela un giorno:
ora non sento più il cuore".
(A. Machado, “El limonero l nguido).

Fra le storie che si raccontavano al tramonto alla Scuola del Mare ci fu una volta anche quella del gabbiano giocherellone. In effetti non era una storia di mare, ma di vento, di quelle scritte sulle onde quando si rincorrevano fra di loro.
C'era una volta un gabbiano che amava molto vedere le cose dall'alto.Tutta la sua giornata era fatta di saliscendi. Saliva verso le nuvole per godersi lo spettacolo e poi scendeva verso il mare in veloci picchiate e si posava sopra le onde per farsi cullare dolcemente. E poi di nuovo su, nel cielo, a salire e scendere di nuvola in nuvola.
Ma la cosa che il gabbiano amava più di tutto erano le giornate di vento, di quello che ogni tanto soffia sul mare e si diverte a formare i mulinelli nell'acqua e nell'aria. Appena il vento giusto arrivava, ecco che il gabbiano si levava in volo per cercare il punto più tempestoso e quando lo trovava si metteva ad ali spiegate e si lasciava andare fiducioso. Allora il vento, che lo conosceva bene, lo prendeva su di sé e iniziava a giocare. Prima lo sosteneva, poi lo lasciava cadere un po', poi lo riprendeva di nuovo e lo sollevava più in alto, poi gli faceva fare un giro di danza e lui era proprio molto felice. Il gabbiano aveva fiducia nel vento e il vento non tradiva la sua fiducia. E così questo rapporto fatto di fiducia andò avanti per molto tempo, con gran soddisfazione di entrambi.
Finché una volta capitò una giornata in cui il vento si era alzato con un gran mal di testa.
Quel giorno era preoccupato perché aveva tante cose da fare ed era proprio arrabbiato col mondo e, avendo poca voglia di pensare agli altri, anche un po'distratto. Ma il gabbiano non si accorse di niente, essendo anche lui preso dai suoi pensieri, e fu così che quando si lasciò andare fiducioso nei suoi mulinelli il vento fu meno pronto del solito a farlo risalire prima che cadesse e il povero gabbiano andò a sbattere contro una roccia e si ferì a un'ala, esattamente nel punto che gli faceva ancora male per una vecchia ferita. In realtà questa cosa gli era successa tante altre volte e non era poi così grave, ma non gli era mai successa con il vento e questo lo spaventò e lo offese moltissimo.
Il gabbiano si allontanò dal mare con la sua ala ferita e volò, volò, volò più lontano che poté, finché arrivò a una città che non conosceva il mare perché era completamente circondata dalla terra e lì si fermò. Vide degli altri uccelli grandi come lui e che gli somigliavano, ma non fece amicizia, si nascose in un angolo e rimase sempre da solo. Ormai il gabbiano non si fidava più degli altri e così visse per tanto tempo solitario e pieno di paure.
Intanto il vento giocherellone, che non si era accorto di come il gabbiano si fosse fatto male, continuava ad aspettarlo per giocare con lui. Ma i giorni passavano e lui non tornava mai, anzi, se n'era persa ogni traccia. Allora il vento, che aveva nostalgia del suo gabbiano, cominciò a cercarlo, prima su tutto il mare e poi anche sulla terra; e gli uomini che non conoscevano questa storia pensavano che doveva proprio essere cambiato il clima, se un vento di mare soffiava così forte anche dove prima non si faceva mai sentire.
Passò così tanto tempo e il vento continuava a cercare il suo gabbiano e lui a nascondersi ogni volta che lo sentiva arrivare da lontano, alla sua ricerca. Però tutti e due si sentivano molto soli e rimpiangevano i giochi di quando erano amici.
Andò a finire che poco a poco il vento si scoraggiò e pensò che non avrebbe più trovato il suo gabbiano. E allora si immalinconì tanto che cominciò a uscire sempre meno di casa e poi a non uscire più del tutto. E quando questo successe, tutto si fermò. Le nuvole stavano ferme nel cielo perché non c'era più nessuno che le spingesse, il mare era immobile, le vele si afflosciavano senza vita e i semi dei nuovi fiori erano ammucchiati tutti insieme perché nessuno li spandeva più nell'aria per preparare i fiori della primavera seguente.
E allora la terra e il mare si impensierirono e decisero di fare qualcosa, ma era difficile sapere che cosa esattamente. Finché un giorno la terra, che aveva buona memoria e un grande cuore, si ricordò della scena del gabbiano che giocava con il vento e pensò che forse il vento era triste per questo ricordo e ne parlò col mare.
«Potremmo provare a farli incontrare di nuovo perché si spieghino le cose e si ritrovino,» disse infine il mare «ma mi chiedo se sia questa la soluzione» aggiunse poi pensieroso.
«Me lo chiedo anch'io,» rispose la terra «perché se questo è successo vuol dire che c'è qualcosa dentro di loro che l'ha provocato e che continua a restare dentro.»
«È vero», rispose il mare «allora se questo qualcosa non cambia è inutile farli incontrare, perché l'episodio potrebbe ripetersi in qualsiasi altro momento della giornata e della vita. Chissà quante altre volte il vento si potrà alzare col mal di testa e il gabbiano si potrà graffiare l'ala proprio nel punto che gli fa più male!»
E così, pensa e ripensa, la terra e il mare decisero di chiamare a raccolta gli uccelli e li incaricarono di prendere nel becco un seme ciascuno, fra quelli tutti ammucchiati insieme, per trasportarli lontano come prima faceva il vento, affinché nascessero nuove piante e nuovi fiori.
Gli uccelli iniziarono un lungo lavoro che durò giorni e giorni e giorni e lo fecero con tutta la cura che ci poterono mettere. Ma per quanto si sforzassero, era proprio difficile trovare il posto giusto per ogni seme perché loro non conoscevano le strade del vento.
Fu così che la primavera successiva, quando le nuove piantine cominciarono a nascere, capitarono le cose più strane. Anzi, sembrava proprio una Babilonia. Per quanto gli uccelli si fossero sforzati, quasi nessun fiore era al posto giusto. Allora la terra andò a svegliare il vento, che sonnecchiava intristito nella sua casa, e lo invitò a fare un giretto per il mondo.
Lui si lasciò convincere, per una sola volta, ma quando fu fuori rimase sbalordito da ciò che era successo.
«Ma questi fiori sono tutti al posto sbagliato!» disse sorpreso alla terra. «Perché è successo questo?»
«Perché sei tu e non gli uccelli che conosci le strade per trasportarli,» rispose la terra «cosicché loro hanno fatto ciò che hanno potuto.»
Fu allora che il vento si rese conto di una cosa che prima non sapeva ed era che la vita aveva proprio bisogno anche di lui e delle sue strade. E fu pure così che il vento decise di tornare nel mondo perché i fiori non soffrissero più nascendo nel luogo sbagliato e perché sentiva che anche per lui quello era il suo posto. E quando tornò a fare il suo antico mestiere si accorse che era molto più bello viaggiare per la terra e per il mare piuttosto che restare intristito in casa in compagnia di un solo pensiero, sempre uguale e identico a se stesso, giorno dopo giorno.
Nel frattempo sulla terraferma, là vicino alla città, anche il gabbiano si era accorto dell'ordine rovesciato delle piante e dei fiori e anche lui era rimasto stupito della cosa.
Anzi, cominciava a capire che diventava difficile anche per gli animali vivere e trovare da nutrirsi, con tutte le piante al posto sbagliato. E anche lui scoprì che, anche se era triste, aveva ancora voglia di respirare e di nutrirsi e di vedere le piante giuste al posto giusto.
E poi c'era un'altra voglia che da un po'di tempo gli stava venendo ed era quella di tornare ad avere nella sua testa dei pensieri diversi che gli facessero compagnia e non sempre lo stesso pensiero, uguale e monotono, identico a se stesso. Un po'come era successo al vento.
E allora si ricordò che ai tempi dei vecchi giochi i pensieri della sua testa facevano risuonare delle cose dentro di lui che gli piacevano, mentre ora gli sembrava che non ci fossero più.
Eppure lui sapeva di averle ancora, sepolte chissà dove, mentre adesso era come se risuonasse sempre e solo la stessa corda, monotona e grigia.
Il povero gabbiano era come un musicista che aveva dentro una musica da suonare, ma non trovava più lo strumento che gli serviva.
Finché un giorno anche lui decise di partire per ritrovare il suo strumento. Sapeva che l'avrebbe trovato al paese del mare e del vento e questo lo intimidiva un po'.
Ma mentre volava ecco che arrivò il suo vento che gli diede un tuffo al cuore, ma lui non lo riconobbe, tanto il gabbiano era intristito e immalinconito.
E quando il vento vide questo gabbiano che avanzava timoroso perché aveva una vecchia ferita, lo prese gentilmente sulle sue ali e lo portò verso il mare per farlo respirare meglio che là, sulla terra lontana. E allora sul mare il vento si mise a giocare scherzoso e il gabbiano stette a guardarlo muto. Poi, piano piano, gli si avvicinò di nuovo e gli chiese di portarlo su una nuvola. E quando lui lo portò, il gabbiano si lasciò andare ai vecchi giochi e il vento, stupito e commosso, lo riconobbe.
E fu così che i due antichi amici si ritrovarono e ripresero a incontrarsi per giocare, loro col mondo e il mondo con loro.
E quando ciò avvenne, la terra e il mare si guardarono soddisfatti. Anche dalle vecchie ferite può nascere sempre qualcosa; in fin dei conti anche nella terra bisogna scavare un solco perché un seme possa crescere. E nessuno, proprio nessuno, può impedire all'erba di crescere a primavera, anche fra i sassi e i rovi, persino fra le tegole sui tetti delle case degli uomini.
E qui finisce la storia del gabbiano che giocava col vento, ma il vento e i gabbiani continuano ancora a giocare.


20 commenti:

Paola Romitelli ha detto...

Penso al titolo del post e alla storia; storia che per me si collega alla fiducia, che manca nel momento in cui il gabbiano "sparisce" senza dire il perché.
Può capitare, nelle relazioni, che ci siano dei momenti in cui, uno o entrambi, si è presi molto da se stessi con la conseguenza di stare poco attenti all'ascolto dell'altro. Parlarne è sempre la cosa migliore. Parlarne avrebbe evitato lo "scombussalamento emotivo di entrambi, la fuga di uno, il ritiro dell'altro. Avevano ragione il mare e la terra: se non si risolve la "questione" essa rimarrà sotteranea, con il pericolo che possa sempre riemergere.
E, anche alla fine, i due non parlano di ciò che è accaduto. Creano un "non detto" nella loro relazione: come può la fiducia crescere su un "non detto"?

Tito ha detto...

Questa storia / metafora delle relazioni umane ha una conclusione "positiva"......alla fine tutto torna come prima, pur senza una spiegazione tra i due (strano). Penso che questo esito positivo sia frutto del fatto che lo "sgarbo" subito dal gabbiano non ha compromesso la sua mobilità, la sua capacità di volare. Come sarebbe finita se cadendo si fosse spezzato le ali? Il vento avrebbe ripreso a soffiare questo è certo, lui stesso capisce che deve farlo. Ma non avrebbe mai ritrovato il gabbiano....e la cosa triste/buffa/strana è con avrebbe mai saputo che la colpa era sua! Quindi, fidarsi o non fidarsi.....io di uno come il vento non mi fiderei!! Ciao. Tito.

Miriam ha detto...

@Paola
Dici bene, questa favola si collega alla fiducia, che viene a mancare, proprio come avviene tra le persone e nelle relazioni umane. "Sparire" diventa un cercare rifugio, un tentativo per proteggersi e...curare le ferite! Talvolta tutto accade perchè viene a mancare l'ascolto dell'altro e il più delle volte non si riesce neanche a percepirlo come presenza umana, si cade nel fraintendimento e nell'ambiguità; altre volte la fiducia viene a mancare perchè ci sono sentimenti di ostilità, gelosie e ipocrisie che complicano i rapporti interpersonali ed il rispetto.
Pensa che rileggendo il tuo commento, ho messo a fuoco meglio il passaggio che hai citato, quello appunto che i due, nonostante l'accaduto, riprendono a frequentarsi senza essersi parlati, alimentando su di loro il fantasma del "non detto". Partendo da questa osservazione direi che la fiducia sembra che si poggi su un piano traballante, incerto e forse fasullo. Ma rileggendo gli ultimi passi della favola mi viene da pensare che se i due amici si sono ritrovati e avvicinati senza ricorrere a grandi discorsi è perchè, probabilmente, è loro intenzione riprendere il dialogo, magari in un secondo momento, quando gli animi saranno più calmi e disponibili all'ascolto reciproco, sereno e costruttivo. A che serve infatti parlare a qualcuno delle proprie ferite se l'altro non è in grado o non vuole sentire(non con le orecchie ma col cuore!) le parole della sofferenza dell'altro? Temo inoltre che più tempo trascorre su i vari "non detto", più è difficile riprendere il dialogo e curare le ferite, in sostanza penso che entrambi debbano fare un passo avanti e uno indietro se necessario per amore all'altro!
La fiducia si costruisce reciprocamente, diversamente non si va in nessuna direzione.
Grazie mille per il tuo intervento, fammi capire se ci siamo già incontrate!
Un caro saluto, a presto!

maffy63 ha detto...

Ricordi i miei discorsi sulla "comunicazione"?
Quando l'amore (quello puro)è il protagonista,il "non detto" non esiste.Si torna felicemente insieme per consapevolezza,perchè la fragilità dell'altro ci è chiara...perchè sapiamo bene cos'è amore.Bacini

Miriam ha detto...

@Tito fornasiero
Grazie per esserti unito ai miei lettori e per averfatto un salto nel mio blog, dò anche a te e con tanto piacere, il benvenuto a bordo!
La favola ha una sua morale come ogni favola che si rispetti, in questo caso vuole portarci a rifletter su un esito positivo, quello della fiducia all'altro nonostante abbia procurato una ferita.
Hai ragione sembrerebbe molto strano che il tutto possa tornare alla normalità senza nessuna spiegazione da parte di chi ha procurato il danno. E se invece quel passo in avanti da parte di entrambi è stato più efficace di tante parole? Ci sarà stato un guardarsi negli occhi e un ascoltare il cuore dell'altro per percepirne la sincerità e la disponibilità a chiarirsi e perdonarsi per costruire insieme nuovi rapporti di fiducia! Certo ci sono danni di vario tipo ed entità...A volte si creano danni permanenti e irreparabili, ferite indelebili che nessun tempo è in grado di cancellare! Talvolta il tempo è bizzarro e si diverte ad andare controcorrente e non dà la possibilità di arrivare prima che sia troppo tardi.
Non credo che il vento abbia tutte le colpe, talvolta la vittima è complice del suo carnefice!
Eppoi a me il vento piace, ma questo è un altro discorso, Ciao torna quando vuoi, a presto!!!

Miriam ha detto...

@maffy63
Certo che mi ricordo! Anch'io sono dell'avviso che se c'è l'Amore, quello puro e con la lettera maiuscola, il "non detto" non esiste, ma è pur vero che anche le parole per riprendere la strada della fiducia servono e sono d'aiuto per focalizzare bene tante cose, per capire se si è trattato solo di fragilità o no, per guardare dentro se stessi e interrogare quell'Amore e farlo crescere ancora di più, fortificandolo per creare un robusto e tenace piano d'appoggio per alimentare la fiducia reciproca e proseguire insieme il volo.
Penso di sapere cos'è l'amore, è l'essenza di tutto!
Un abbraccio fortissimo, a domani, baci!

Stefano ha detto...

Complimenti per le tue bellissime favole!
Ciao, Stefano di Semplici Conversazioni

Vittoria A. ha detto...

Ma e' bellissima! Ti riporto qui la parte che di piu' mi ha colpito: "E quando ciò avvenne, la terra e il mare si guardarono soddisfatti. Anche dalle vecchie ferite può nascere sempre qualcosa; in fin dei conti anche nella terra bisogna scavare un solco perché un seme possa crescere. E nessuno, proprio nessuno, può impedire all'erba di crescere a primavera, anche fra i sassi e i rovi, persino fra le tegole sui tetti delle case degli uomini" E anche la lirica iniziale: “Nel cuore portavo la spina di una passione;
riuscii a strapparmela un giorno:
ora non sento più il cuore".

Riesci sempre a commuovermi e a farmi riflettere, hai un dono unico di arrivare al cuore!

Miriam ha detto...

@Stefano
Benvenuto nel mio blog, mi fa piacere che sei venuto a trovarmi, mi auguro che la conversazione possa continuare, dal momento che visitando il tuo blog ho avuto la sensazione che anche per te questo è un buon modo per scambiare opinioni, pensieri, punti di vista e insieme discutere e condividerle.
Si, le favole sono bellissime,io le ho solo proposte per conversare, giusto? Se vuoi puoi aggiungere qualcos'altro, ciao!

Miriam ha detto...

@Vittoria A.
Cara Vittoria il tuo commento mi spiazza e mi mette in crisi. Sarò sincera con te perchè ti percepisco nei miei confronti altrettanto sincera nei miei confronti. Non so se sono come dici, ma arrivare ad possedere un dono così grande come quello che mi attribuisci, quello di "arrivare al cuore", mi commuove.
Vorrei poter almeno sfiorare il cuore delle persone e francamente la realtà non sempre aiuta ad esprimere i sentimenti che abbiamo dentro, raramente si riesce ad esternare il meglio di se stessi e io non sempre trovo le modalità più "giuste" per arrivare al cuore di chiunque.
Forse questo mi è più congeniale con i bambini, ma bisogna pensare che la società è costruita e pensata ad "immagine e somiglianza" degli adulti, un mondo con cui spesso mi scontro in modo per niente diplomatico...anzi! Eppure anch'io sono un'adulta, almeno così dicono...
Sei tu invece che arrivi al mio cuore col tuo commento, ed è strano e allo stesso tempo incredibilmente affascinante il fatto che la parte della favola che ti ha colpito di più è lo stesso che ha lasciato in me un segno e una domanda, sono pienamente convinta che "Anche dalle vecchie ferite può nascere sempre qualcosa" e lo spero fino in fondo.
Quanto alla lirica iniziale...un cuore senza passione è per me,solo un pezzo di pietra, dove non cresce neanche un piccolo filo d'erba, che aspetta solo di trasformarsi e subire una vitale metamorfosi!
Ma ora concludo...diversamente scrivo una risposta che non è più una risposta...
Ti abbraccio forte forte forte!

Manu ha detto...

Il gabbiano è il mio preferito uccello :)

effepi ha detto...

Carissima Miriam, amo le fiabe e i gabbiani, indissolubilmente legati al mare e al vento che soffia su di esso.... Non potevo non amare ed apprezzare questa favola che ha suscitato in me vecchie e nuove emozioni... Come Vittoria, la parte che sento pi mia è questa "E quando ciò avvenne, la terra e il mare si guardarono soddisfatti. Anche dalle vecchie ferite può nascere sempre qualcosa; in fin dei conti anche nella terra bisogna scavare un solco perché un seme possa crescere. E nessuno, proprio nessuno, può impedire all'erba di crescere a primavera, anche fra i sassi e i rovi, persino fra le tegole sui tetti delle case degli uomini". So per esperienza personale che dalle vecchie ferite può nascere qualcosa di nuovo .... Vivo con il mio attuale marito da trent'anni, ma ad un certo pnto del nostro cammino ci siamo smarriti ......, il suo cuore aveva preso altre strade.... sono stati giorni, mesi bui e tristi, in cui ciò che faceva più male era la mia fiducia tradita....ma nonostante tutto abbiamo continato a cercarci e ci siamo rincontrati .... ed ora, dopo tanti anni sono felicissima di avergli riaperto il mio cuore ...tanto che tre anni fa abbiamo deciso di suggellare la nostra unione con il matrimonio! Grazie Miriam per avermi regalato con le tue paarole ancora una volta grandi emozioni! Un bacio! Paola

palmy ha detto...

Certe volte i rapporti si incrinano sulla base di gelosia e invidia. In questi casi è come se l'altro con cosciente cattiveria facesse di tutto per metterti in difficoltà. Purtroppo anche calunniando e all'occorrenza inventando falsità di sana pianta. In questi casi ritirarsi in buon ordine senza alimentare le dicerie, ma limitandosi a difendersi laddove sia ritenuto necessario mi sembra l'unica cosa da fare. Voglio dire che non sempre è la rabbia ingiustificata a causare la rottura dei rapporti. A volte è la cattiveria e allontanarsi diventa inevitabile.

Miriam ha detto...

@Manu Mane
Benvenuto nel mio blog, spero continuerai a seguirlo!
Anche a me i gabbiani piacciono molto, m'ispirano malinconia e allo stesso tempo un grande senso di libertà.
Ciao!

Paola Romitelli ha detto...

Entrambi un passo indietro e uno avanti... La penso anche io così, per amore dell'altro, di se stessi e della relazione che va alimentata: dire i "non detti", renderli parlabili, li fa "rimpicciolire"... ma a volte è meglio farlo "dopo", quando il fuoco del dolore si è un po' spento.
Non so se ci siamo incontrate... ma di sicuro sento una grande affinità.
A presto.

Miriam ha detto...

@effepi
Mi fa piacere che anche tu hai la passione per queste favole, ognuna di loro ha la capacità di far emergere "vecchie e nuove emozioni". Concordo con te e Vittoria, quel passo è estremamente forte e coinvolgente...
Sono felice che la storia con tuo marito è stata recuperata e vi siete "rincontrati"!
Quando le ferite scavano solchi che fanno soffrire, tutto diventa molto difficile, ma voi siete riusciti a guardarvi nell'anima e nel cuore ferito, avete cercato con coraggio di ritrovare l'uno nell'altro reciprocamente, facendo crescere in quel "solco" un rapporto nuovo dove far nascere il frutto più bello e prezioso:la FIDUCIA, nonostante il terreno fosse diventato selvaggio, pieno di sassi e rovi, dove non cresce nulla o quasi.
Grazie Carissima Paola per avermi regalato la tua testimonianza, le emozioni come le tue meritano una piena condivisione, ti abbraccio forte forte!
Ciao, a presto!

DIANA. BRUNA ha detto...

Molto bella questa favola, è una favola che fa riflettere. Credo che la cosa migliore, se in un momento crediamo d'avere subito un torto, sia quella di non "fuggire" in silenzio, ma di parlare e questo per non rimuginare dentro di noi quello, che poi magari da spazio al rancore. Non dobbiamo neanche dimenticare che la ragione non è sempre da una parte. Un po' difficile a volte è riuscire a perdonare quando le offese ricevute sono state troppo forti ed hanno ingiustamente leso la nostra dignità.
Ciao un abbraccio Bruna

Miriam ha detto...

@palmy
Capisco il tuo pensiero, sicuramente invece di alimentare "dicerie" è meglio buttare acqua sul quel fuoco che uccide i sentimenti senza alcuna pietà. Tuttavia ritirarsi non è, a mio modesto avviso, quasi mai una soluzione, ma una fuga o un tentativo per proteggersi e salvarsi dalla causa che ha generato quella dolorosa ferita.
Purtroppo spesso succede che ad alimentare certe situazioni la causa è solo un gran groviglio di vicende irrisolte che si sono accumulate nel tempo generando montagne di fraintendimenti.
La cattiveria esiste, purtroppo, anche se a volte le responsabilità e le concause sono molteplici.
La rabbia non è mai ingiustificata, neanche nei bambini,ma è sempre una reazione ad una provocazione o una risposta ad un disagio.
Prendere le distanze dalle invidie e dalla cattiveria tentando di parlare sarebbe la risposta migliore, ma non sempre è così scontato. Purtroppo...
Un abbraccio sincero, a presto!

Miriam ha detto...

@Paola
Anch'io penso che rendere "parlabili" i "non detti" equivale a ridimensionare molte cose, d'istinto sono portata a chiarire nell'immediato, ma il tempo mi ha fatto capire che bisogna saper ascoltare e rispettare anche i tempi degli altri, quando le acque si sono calmate da entrambe le parti!
Sono d'accordo con te riguardo alle affinità, la mia domanda era perchè ho pensato che fossi una "Paola" che già mi segue da tempo col suo blog. Ma vedo che al tuo profilo non si accede.
Continua a seguirmi se ti fa piacere e se hai un tuo blog, fammi sapere, ciao!

Miriam ha detto...

@DIANA
Dici bene....bisogna tentare sempre una strada per trovare un punto d'incontro, se si vuol far guarire "le ferite" e ri-costruire qualcosa di nuovo, niente dev'essere lasciato irrisolto o in sospeso perchè sono isole dove cresce il rancore e la sfiducia.
Ricambio affettuosamente il tuo abbraccio!
Ciao Bruna, a presto!

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